Hai mai provato a scrivere un diario? Io si, tante volte. Per anni il difficile è stato cominciare. Che cosa scrivere e come? Adesso ho una serie di taccuini su cui appunto giornalmente (o quasi) idee varie e scarabocchi sgraziati. Non proprio un diario, ma qualcosa di simile. Lo trovo utile per rendere più fluida la scrittura e organizzato il pensiero.
E poi ci sono le app: Day One è di certo il miglior diario digitale in circolazione.
In una interessante (e per nulla pallosa) conferenza, Teresa Amabile, docente alla Harvard Business School ed esperta di creatività nel mondo del business, ha dimostrato quanto è utile registrare con costanza gli avvenimenti professionali e personali della nostra vita.
Scrivere un diario è importante per varie ragioni: celebrare i piccoli successi, schiarirsi le idee e programmare la prossima mossa.
Forse questo vale solo per me, ma ho notato che mentre si sfogano i pensieri negativi, pian piano si fa strada la volontà di superare la difficoltà e, in generale, un atteggiamento più positivo. Tenere un diario è utile anche per questo.
Ancora più interessante è rileggere, magari a distanza di anni o anche solo di qualche mese: ritornare sui propri passi, ricordare fatti, sensazioni, e scoprire modelli di comportamento.
Diari, taccuini e appunti famosi
Cos’hanno in comune il generale Patton, la conduttrice televisiva Oprah Winfrey, il fotografo Edward Weston e l’artista Andy Warhol?
La professoressa Amabile apre con questa domanda la lezione. La risposta è che tutti e quattro questi personaggi tengono (o tenevano) traccia degli eventi della loro vita in un diario, ma non sono i soli. Ognuno di noi scrive, prende appunti, disegna e, in un modo o nell’altro, lascia traccia della propria personalità. Qui non ci sono regole, né esistono un modo giusto e uno sbagliato di tenere un diario: abbiamo la piena libertà di dire, fare, appuntare e scarabocchiare quello che vogliamo!
Nella primavera del 1884 Mark Twain era impegnato a riempire sette pagine del suo taccuino con i possibili nomi per un nuovo personaggio.
Marilyn Monroe dava sfogo a pensieri più intimi. Ricordando l’umiliazione nel venir punita dalla prozia Ida Martin, Marilyn avviava la riflessione su se stessa.
Quello di Frida Kahlo era un diario visuale, un’opera d’arte in divenire attraverso cui la pittrice ha raccontato se stessa.
Dalle pagine del Travel Diary to the U.S.A. scopriamo che ad Albert Einstein piaceva accompagnare il testo alle immagini. Scopriamo anche che non era un gran disegnatore.
Anne Frank avrebbe voluto fare la scrittrice e, vista la sua lucidità e sensibilità di pensiero, credo che avesse tutti i numeri per diventarlo. Anzi, scrittrice lo è diventata davvero, grazie al suo diario!
Nel 1984 Nick Cave si appuntava parole, significati e sinonimi in una sorta di dizionario personale.
Lo scrittore Jack Kerouac preferiva un bloc notes.
Sulle pagine del suo diario l’esploratore Robert Peary sfogò il proprio entusiasmo per aver realizzato il sogno di una vita: essere il primo uomo a raggiungere il Polo Nord.
Per Charlotte Brontë la scrittura era un mezzo di evasione dalla realtà. Nel febbraio del 1836 confida alle pagine del proprio diario i sentimenti di ansia e alienazione causati da un lavoro senza soddisfazioni, ma quasi subito la sua penna va alla deriva e si immerge in un mondo di fantasia.
I benefici derivati dal tenere un diario o un quaderno personale di appunti sono molteplici e universalmente riconosciuti.
Vale la pena provare, non credi?