La signora Frisby è una topina di campagna che vive con i suoi quattro figli in un vecchio mattone sepolto nell’orto del signor Fitzgibbon. Un posticino caldo d’inverno e abbastanza comodo per fare provviste.
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La primavera però si avvicina: ancora pochi giorni e il contadino arerà il campo, spazzando via la tana della signora Frisby. Come ogni anno, lei e i topolini dovranno trasferirsi nella loro tana estiva, un bel posto accogliente lungo il fiume dove vivono altre famiglie di topi e i piccoli possono giocare all’aria aperta.
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Timothy, il più piccolo dei figli della signora Frisby, è però gravemente malato. Affrontare il viaggio gli sarebbe fatale. Allora la signora Frisby si mette alla ricerca di una soluzione.
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A darle l’aiuto che cerca saranno i ratti che abitano all’interno del roseto di casa Fitzgibbon. Tipi solitari di cui gli altri piccoli animali della fattoria diffidano e dotati, scoprirà la signora Frisby, d’ingegno e risorse fuori dal comune.
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Questa è a grandi linee la trama del romanzo. Forse vi ricorderete il cartone animato del 1982. In tal caso saprete già che a rendere i ratti così speciali è il fatto che sono stati cavie nei laboratori del National Institute of Mental Health. La violenza sugli animali è senz’altro un tema importante nel romanzo di O’Brien, ma ancora più importante è la questione della coscienza. I ratti di NIMH hanno imparato a leggere, a usare l’elettricità, ad analizzare e interagire con il mondo in modo nuovo. Le loro abitudini sono state rivoluzionate e tornare indietro a frugare l’immondizia degli umani è impossibile. Dunque la domanda è di tipo etico: non più “come sopravvivere?”, ma “come vogliamo vivere?”.
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The real point is this: We don’t know where to go because we don’t know what we are. Do you want to go back to living in a sewer-pipe? And eating other people’s garbage? Because that’s what rats do. But the fact is, we aren’t rats anymore. We are something Dr. Schultz has made. Something new.
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