Illustrazione da Vedem, il giornale settimanale pubblicato dai bambini di Terezin

Vedem, il giornale clandestino dei ragazzi di Terezín

Theresienstadt fu un campo di concentramento a poco più di 60 chilometri da Praga. Il regime nazista lo utilizzò per rinchiudere, tra gli altri, i Prominenten: artisti noti e spesso di fama internazionale, musicisti, intellettuali, militari, veterani… Insomma tutte quelle persone la cui improvvisa scomparsa in una camera a gas difficilmente sarebbe passata inosservata. In più occasioni i nazisti si servirono di Theresienstadt per scopi propagandistici, spacciandolo per “la città che Hitler regalò agli ebrei”, un luogo in cui le giornate trascorrevano serene tra svaghi e divertimenti. In realtà Terezín (come veniva soprannominato) non fu altro che l’anticamera per Auschwitz: 33.419 persone vi morirono per malnutrizione e malattia (16 furono giustiziati per futili motivi, come l’aver scritto alla propria famiglia senza autorizzazione) e 84.934 persone furono deportate verso Est nei campi di sterminio. Dei 15.000 bambini al di sotto dei 15 anni transitati per Terezín solo 1000 (circa) sopravvissero alla Shoah.

Persone in barella nei trasporti (1942), disegni di Helga Weiss

Nei tre anni in cui il campo rimase attivo i prigionieri cercarono di garantire ai propri figli un’infanzia ed un’adolescenza il più normale possibile. Alcune camerate furono riservate ai più giovani, nel tentativo di proteggerli dal sovraffollamento, dalle epidemie e dalla miseria.

I ragazzi che vivevano nella stanza n.1 del blocco L 417, tutti tra i quattordici ed i quindici anni, incoraggiati dal professor Walter Eislinger loro sorvegliante, cominciarono nel 1942 a pubblicare un settimanale intitolato Vedem (ovvero Avanziamo!, o se vogliamo Avanguardia!). A Terezín era rischioso intraprendere attività culturali e creative non approvate dalle SS e per di più era estremamente difficile procurarsi carta e penna. Così il giornale, invece di essere pubblicato nel vero senso della parola, veniva scritto in un’unica copia e poi letto ad alta voce ogni venerdì sera.

In ogni numero di Vedem si potevano trovare racconti della vita a Terezín, poesie, disegni e recensioni di spettacoli tra i quali anche Brundibár, un’operetta per bambini molto popolare a Terezín composta da Hans Krása, prigioniero anch’egli nel campo.

Alcune pagine di Vedem conservate al Memorial di Terezín

Le “pubblicazioni” di Vedem andarono avanti per oltre due anni, fino al 1944, quando per attuare la “soluzione finale” gran parte della popolazione di Terezín – bambini compresi – fu deportata ad Auschwitz e lì assassinata.
I manoscritti originali, in totale circa ottocento pagine, sopravvissero e nel 2012 sono stati raccolti in un unico volume intitolato We are children just the same.

Ogni numero del giornale era realizzato sotto la supervisione di Petr Ginz che ne era curatore e redattore. Nato nel febbraio 1928, Petr fu deportato a Theresienstadt quando aveva 14 anni perchè nato dal matrimonio misto di una tedesca con un’ebreo. Fu poi seguito dal padre e dalla sorella Eva e rimase insieme a loro a Terezín per due anni, fino a quando fu costretto a salire su uno degli ultimi trasporti in partenza dal campo di concentramento. Petr Ginz morì a 16 anni, assassinato in una delle camere a gas di Auschwitz.

Petr Ginz, autore di Vedem il giornale dei bambini di Terezin

Il padre e la sorella sopravvissero e nel maggio del 1945 tornarono a Praga dove la madre li stava aspettando. In quanto tedesca non le era stato permesso, durante le deportazioni, di rimanere insieme alla sua famiglia.

Petr dovette affrontare da solo la morte. Eppure lo fece con grande coraggio: dalle pagine di Vedem e dagli altri suoi scritti emerge l’immagine di un ragazzo sveglio, brillante. Il suo diario, scritto negli anni precedenti la prigionia, è stato pubblicato in inglese con il titolo di The Diary of Petr Ginz 1941–1942.

Nella Giornata della Memoria, sono Petr e gli altri ragazzi della stanza n.1 che vorrei ricordare.

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